di Rachele Bizzari, Dottoranda di ricerca in Teoria dei diritti fondamentali, giustizia costituzionale, comparazione giuridica, diritto e religione dell’Università di Pisa
Lo scorso 30 giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso la sua sentenza nel caso 303 Creative LLC v. Elenis, sancendo che la legge antidiscriminatoria del Colorado vìola la libertà di espressione, così come tutelata dal Primo Emendamento, di una designer di siti web che rifiuta di fornire servizi a coppie dello stesso sesso.
Al centro della questione si pongono le c.d. public accommodations laws – nel caso di specie, il Colorado Anti-Discrimination Act (CADA), che nel 2008 è stato emendato al fine di garantire tutela anche ai membri della comunità LGBTQ+. In particolare, la legge vieta a «any place of business engaged in any sales to the public and any place offering services, facilities, privileges, advantages, or accommodations to the public» di negare «the full and equal enjoyment» dei propri beni e servizi a causa di disabilità, razza, credo, sesso, orientamento sessuale, identità ed espressione di genere, stato civile, nazionalità o etnia. In caso di accertata violazione, il CADA prevede il pagamento di una multa fino a cinquecento dollari. Inoltre, la Commissione per i diritti civili del Colorado può «issue and cause to be served upon the respondent an order requiring such respondent to cease and desist from such discriminatory or unfair practice and to take such action as it may order». Diversi Stati hanno promulgato leggi analoghe o interpretano i divieti previsti in materia di discriminazione fondata sul sesso come applicabili anche all’orientamento sessuale e/o all’identità di genere, rappresentando finora un importante baluardo nella difesa e nella promozione dell’uguaglianza delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender.
Il ricorso è stato presentato da Ms. Lorie Smith, fondatrice e unica proprietaria della 303 Creative LLC, società a responsabilità limitata che offre servizi di website e graphic design. La donna sosteneva di essere intenzionata ad espandere la propria attività nel settore dei matrimoni, creando pagine web che illustrassero come la coppia si fosse incontrata e quali fossero i suoi valori e progetti per il futuro, oltre a rivelare a familiari ed invitati informazioni relative all’imminente cerimonia. Pur affermando di fornire i propri servizi ad ogni categoria di cliente indipendentemente dalla razza, dal credo, dal sesso o dall’orientamento sessuale, la ricorrente – ritenendo che il matrimonio debba essere riservato esclusivamente a coppie composte da un uomo e da una donna – asseriva di non voler realizzare siti web per coppie omosessuali che avessero intenzione di sposarsi. A tal fine, Smith riferiva di voler inserire sulla pagina della 303 Creative LLC una dichiarazione che spiegasse al pubblico come la sua fede religiosa le impedisse di fornire servizi di website e graphic design a persone LGBTQ+. Tuttavia, temendo che la legge del Colorado finisse per imporle di garantire le proprie prestazioni anche a coppie omosessuali, la donna si rivolgeva alla corte federale e chiedeva un injunction al fine di vietare che la Commissione per i diritti civili statale applicasse la legge antidiscriminatoria nei suoi confronti, invocando il diritto alla libertà di parola sancito dal Primo Emendamento alla Costituzione.
Sia la Corte distrettuale per il Distretto del Colorado che la Corte di appello per il Decimo Circuito hanno rigettato il ricorso della Smith. Sebbene la Corte di appello abbia qualificato la creazione di siti web in occasione di matrimoni da parte della ricorrente come «pure speech», ha ritenuto che il CADA non violasse la Costituzione statunitense in quanto «Colorado has a compelling interest in protecting both the dignity interests of members of marginalized groups and their material interests in accessing the commercial marketplace». Secondo la Corte, le coppie dello stesso sesso possono rivolgersi ad altri professionisti per ottenere il servizio desiderato. Tuttavia, le persone della comunità LGBTQ+ «will never be able to obtain wedding-related services of the same quality and nature as those that Appellants offer».
Con un voto di 6-3, la Corte Suprema ha rovesciato la sentenza della Corte di appello per il Decimo Circuito. Il giudice Neil Gorsuch, autore del parere di maggioranza, sottoscritto dal Chief Justice Roberts e dai giudici Thomas, Alito, Kavanaugh e Barrett, qualifica i servizi di progettazione e creazione di siti web ad opera della ricorrente come «pure speech», riconducendoli dunque all’alveo di tutela di cui al Primo Emendamento alla Costituzione. Tuttavia, Gorsuch si discosta dalle conclusioni della Corte di appello argomentando che il Colorado non può obbligare Lorie Smith a esprimere opinioni contrarie alle proprie convinzioni. In altre parole, la ricorrente si è trovata nella posizione di dover scegliere tra seguire la propria coscienza o violare il CADA, così rischiando di incorrere in sanzioni. Secondo la maggioranza, «that “is enough”, more than enough, to represent an impermissible abridgment of the First Amendment’s right to speak freely».
Gorsuch lascia altresì intendere che tale logica possa applicarsi a tutti i servizi che comportano una produzione creativa: «countless other creative professionals, too, could be forced to choose between remaining silent, producing speech that violates their beliefs, or speaking their minds and incurring sanctions for doing so». Dunque, mentre le public accommodations laws troveranno ancora attuazione per beni e servizi che non implicano la libertà di parola e, dunque, la chiamata in causa del Primo Emendamento, professionisti diversi da website designer – come fotografi, videografi, scrittori, pittori – che forniscono al pubblico un servizio creativo personalizzato potrebbero essere liberi di discriminare alcune categorie di clienti sulla base delle proprie opinioni.
La giudice Sotomayor è autrice di una dissenting opinion di trentotto pagine, sottoscritta dalle giudici liberali Kagan e Jackson. La minoranza offre un’analisi approfondita dell’evoluzione delle public accommodations laws – le cui origini risalgono alla common law inglese – sottolineando come esse siano state ampliate nel tempo al fine di includere nuove categorie di persone e, dunque, ulteriori fattori di discriminazione. Sotomayor individua il fine primario di simili interventi legislativi nel garantire la parità di accesso a beni e servizi venduti al pubblico e assicurare la pari dignità nel mercato comune. Invero, come evidenziato nell’opinione dissenziente, le public accommodations laws non obbligano «anyone to start a business, or to hold out the business’s goods or services to the public at large» Tuttavia, «if a business chooses to profit from the public market [..] the state may ensure that groups historically marked for second-class status are not denied goods or services on equal terms». In altre parole, il CADA non seleziona uno specifico messaggio obbligando i cittadini a condividerlo e a sostenerlo, ma si limita a proibire una determinata forma di condotta commerciale. Di conseguenza, nel pronunciarsi a favore della ricorrente, la Corte ha rilasciato una «new license to discriminate», una vera e propria licenza di discriminare.
L’opinione dissenziente rammenta inoltre come la comunità LGBTQ+ statunitense abbia subito un significativo backlash negli ultimi mesi. Invero, secondo i dati forniti dall’associazione Human Rights Campaign, almeno 70 leggi anti-LGBTQ+ sono state promulgate nel corso del 2023 negli Stati a guida repubblicana; altre proposte di legge sono state introdotte nelle legislature statali e sono attualmente in fase di discussione. Tra i target principali di questa ondata reazionaria spiccano le istituzioni scolastiche. Nel giugno del 2023, ad esempio, il governatore del Texas Greg Abbott ha firmato il Reader Act, che vieta alle biblioteche delle scuole pubbliche di acquistare libri o altro materiale scolastico ritenuto sessualmente esplicito. L’Alabama ha recentemente emanato l’House Bill 261, che obbliga i giovani transgender a praticare sport nei college e nelle università pubbliche in base al proprio sesso biologico. La portata del Parental Rights in Education Act della Florida – comunemente noto come Don’t Say Gay Act – è stata da poco ampliata dal Board of Education in modo da vietare la discussione o l’insegnamento scolastico su questioni attinenti all’identità di genere e all’orientamento sessuale nelle scuole di ogni ordine e grado. Il governatore del North Dakota Doug Burgum ha firmato l’House Bill 1522, che autorizza gli insegnanti e i dipendenti di enti governativi a non utilizzare i pronomi personali che studenti e colleghi hanno scelto di impiegare per definire la propria identità di genere. Inoltre, gli Stati hanno cercato di porre un freno agli spettacoli di drag queen, di limitare le possibilità di aggiornamento delle informazioni relative al genere nei documenti di identità e nei registri dello stato civile e di ostacolare l’accesso alle cure mediche per i minori transgender.
Negli ultimi anni la Corte Suprema ha sostenuto la comunità LGBTQ+ pronunciandosi su questioni di particolare rilevanza in casi come Obergefell v. Hodges, la storica sentenza in cui i giudici hanno riconosciuto il diritto al matrimonio delle coppie dello stesso sesso, e, più recentemente, Bostock v. Clayton County, che ha stabilito che il Civil Rights Act del 1964 protegge i lavoratori anche dalla discriminazione basata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Nel 2018 la Corte Suprema ha accettato di ascoltare Masterpiece Cakeshop, Ltd. v. Colorado Civil Rights Commission, caso scaturito dal rifiuto di un pasticcere di preparare una torta nuziale per una coppia omosessuale. In quella circostanza, la Corte ritenne che la Commissione per i diritti civili del Colorado avesse mancato di equità e imparzialità nel valutare il rifiuto del ricorrente di fornire servizi a persone omosessuali, mostrando «elements of a clear and impermissible hostility toward the since religious beliefs that motivated his objection». Tuttavia, i giudici evitarono di stabilire se la libertà di parola del ricorrente fosse stata violata e, dunque, dove tracciare la linea di demarcazione tra la libertà di espressione e le leggi anti-discriminazione.
Nel frattempo, tuttavia, la composizione della Corte Suprema è significativamente mutata: il Presidente Donald Trump ha avuto la possibilità di nominare ben tre nuovi giudici – Gorsuch, Kavanaugh e Barrett –, alterandone così gli equilibri. La supermaggioranza conservatrice ha già annullato i precedenti che garantivano da quasi cinquant’anni il diritto costituzionale all’aborto in Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization e, nel corso dell’attuale term, ha invalidato i programmi di azione positiva previsti per l’ammissione ai college e alle università nella causa Students for Fair Admissions, Inc. v. Harvard.
Nel commentare la decisione, il Presidente Biden ha rivolto un appello al Congresso affinché quest’ultimo proceda all’approvazione dell’Equality Act, proposta di legge recentemente introdotta sia al Senato che alla Camera dei Rappresentanti «to prohibit discrimination on the basis of sex, gender identity, and sexual orientation, and for other purposes». Tuttavia, non può ignorarsi come la sentenza non riguardi solo le persone LGBTQ+, ma trovi potenzialmente applicazione anche rispetto a differenti fattori di discriminazione, aprendo così le porte ad un più ampio backlash per i diritti civili di comunità che portano con sé una dolorosa storia di pregiudizio e diseguaglianza.
*Versione in italiano del contributo originale “«What a difference five years can make»: the U.S. Supreme Court carves out an exception to anti-discrimination laws in 303 Creative LLC v. Elenis”, pubblicato nel Blog del sito web della Jean Monnet Chair European Women’s Law and Gender (EUWONDER), 6/07/2023, https://euwonder.jus.unipi.it/2023/07/06/what-a-difference-five-years-can-make-the-u-s-supreme-court-carves-out-an-exception-to-anti-discrimination-laws-in-303-creative-llc-v-elenis/.
Link:
303 Creative LLC v. Elenis: 21-476 303 Creative LLC v. Elenis (06/30/2023) (supremecourt.gov)
Colorado Anti-Discrimination Act: Colorado Legal Resources | Statutes Document Page (lexis.com)
District Court for the District of Colorado: Microsoft Word – 16-cv-2372_sj order msk (govinfo.gov)
Court of Appeals for the 10th Circuit: 010110553596.pdf (uscourts.gov)
Human Rights Campaign: Roundup of Anti-LGBTQ+ Legislation Advancing In States Across the Country – Human Rights Campaign (hrc.org)
Reader Act: 88(R) HB 1655 – Introduced version (texas.gov)
House Bill 261: L1271894.AI1.pdf (state.al.us)
Parental Rights in Education Act: _h1557er.docx (flsenate.gov)
House Bill 1522: Enrolled House Bill No. 1522 – Sixty-eighth Legislative Assembly of North Dakota – LC Number 23.0864.10000 (ndlegis.gov)
Obergefell v. Hodges: Obergefell v. Hodges (justice.gov)
Bostock v. Clayton County: 17-1618 Bostock v. Clayton County (06/15/2020) (supremecourt.gov)
Masterpiece Cakeshop, Ltd. v. Colorado Civil Rights Comm’n: 16-111 Masterpiece Cakeshop, Ltd. v. Colorado Civil Rights Comm’n (06/04/2018) (supremecourt.gov)
Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization: 19-1392 Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization (06/24/2022) (supremecourt.gov)
Students for Fair Admissions, Inc. v. Harvard: 20-1199 Students for Fair Admissions, Inc. v. President and Fellows of Harvard College (06/29/2023) (supremecourt.gov)
Senate: S.5 – 118th Congress (2023-2024): Equality Act | Congress.gov | Library of Congress
House of Representatives: H.R.15 – 118th Congress (2023-2024): Equality Act | Congress.gov | Library of Congress
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