L’adozione degli embrioni in sovrannumero. Una proposta giuridicamente possibile?

*M. CRISTINA GRISOLIA

1.L’annuncio fatto di recente dalla Ministra Roccella che il Governo sta per presentare una proposta di legge in tema di adozione degli embrioni crioconservati in stato di abbandono non può che suscitare sorpresa e diffidenza.

Non che il problema non esista.

La possibilità, infatti, prevista dalla legge n. 40 del 2004 (così come modificata dalla Corte costituzionale con sentenza n. 51 del 2009) di creare un numero di embrioni superiori a quello strettamente necessario ad un unico impianto, ha evidentemente prodotto l’inevitabile congelamento degli embrioni non impiantati. I quali, ad oggi, stante il divieto del loro utilizzo, sono destinati ad estinguersi dopo un numero indeterminato di anni.

La soluzione che il Governo propone, tuttavia, crea, come dicevo, sorpresa e diffidenza.

SORPRESA in quanto l’utilizzo di un istituto, quale quello dell’adozione, appare del tutto improprio.

Secondo la legge italiana, infatti, l’adozione è, in via generale, consentita a favore del minore che si trovi In stato di abbandono. Essa riguarda, dunque, una persona, il minore, che non può ricevere dai genitori biologici le cure necessarie alla sua crescita.

Ma l’embrione è già persona? La domanda è ovviamente retorica. 

L’art. 1 del codice civile dice in modo inequivoco che per il diritto si diventa persona, cioè soggetto capace di essere titolare di diritti e di doveri, solo al momento della nascita. 

E d’altra parte, la stessa Corte costituzionale, con la nota sentenza del 1975 che ha preceduto (e preparato) la legge in materia di interruzione della gravidanza, è stata sul punto chiarissima.

Essa, infatti ha sottolineato come nel necessario bilanciamento dei valori messi in gioco non esista “equivalenza fra il diritto non solo alla vita ma anche alla salute proprio di chi è già persona, come la madre, e la salvaguardia dell’embrione che persona deve ancora diventare” (Corte costituzionale, sentenza n. 27 del 1975).

Qualsiasi sia il rimedio che si voglia adottare per risolvere il problema degli embrioni in soprannumero, esso non può dunque essere l’adozione che non si applica a chi persona ancora non è.

2. DIFFIDENZA. La proposta suscita anche diffidenza. 

Difficile, infatti, immaginare che il Governo abbia peccato di ingenuità nell’avanzare una tale ipotesi.

E’un fatto che essa non è nuova ed è stata più volte avanzata in passato: v. la proposta presentata a suo tempo da un’esponente di uno dei partiti dell’attuale maggioranza (Camera dei deputati XVI Legislatura, proposta di legge n. 4800 d’iniziativa del deputato M. Bocciardo), ma anche le iniziative intraprese in tal senso dal “Movimento per la vita”. 

Una proposta che, a giudizio della proponente, si basava proprio sul presupposto che l’embrione dovesse essere considerato a pieno titolo “vita umana” e in quanto tale degno di nascere anche attraverso la pratica dell’adozione (v. la Relazione al progetto).

Il sospetto è che, in questo momento di forte regressione politica e sociale, si voglia riproporre la questione soprattutto al fine di rivedere e di riconsiderare i dati ormai assodati circa la natura dell’embrione e, con essi, per mettere in discussione leggi faticosamente ottenute, quali quella sull’interruzione della gravidanza e la legge sulla procreazione assistita, che si basano proprio sul presupposto contrario.

Vero è – va detto – che questa non è l’unica soluzione sul tappeto. 

Un’altra ipotesi sembra sia stata   parallelamente ventilata, quale quella non dell’adozione, ma della donazione dell’embrione sull’esempio di alcuni stati europei (Spagna, Portogallo, Grecia…).

Una ipotesi evidentemente assai diversa quanto alle sue implicazioni giuridiche, ma il dubbio che essa finisca per essere preferita dal Governo mi parrebbe più che fondato: la Ministra ha tenuto a sottolineare che di adozione si tratterebbe, in analogia con quella applicata ai minori. 

Ad oggi la proposta non è stata formalizzata e non sappiamo ancora quale sarà il suo vero contenuto. 

Difficile però non esprimere preoccupazione e, come dicevo, sorpresa e diffidenza.

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*Già professoressa di Diritto costituzionale nell’Università di Firenze

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